giovedì 21 marzo 2019

PERCHÈ IL GATTO FA LE FUSA?

Cosa sono le fusa?

Per fusa si intende una vibrazione profonda emessa dal gatto per manifestare un’emozione intensa. 
È un suono gutturale doppio, risultato sia dall’inspirazione che dall’espirazione. 
Si tratta di un mezzo comunicativo che ha un ruolo saliente per la vita del gatto. 
Il gatto comincia a fare le fusa a partire dal secondo giorno dalla nascita e continuerà per tutta la vita. 
Tramite queste vibrazioni avviene in pratica un interscambio in codice tra il gattino e la madre che lo sta allattando e se ne sta prendendo cura. 



Quando un gatto fa le fusa?

Il gattino fa le fusa per comunicare alla madre il suo benessere psico-fisico, la madre invece per trasmettergli sicurezza e tranquillità. 
Crescendo, il gatto utilizzerà questo mezzo comunicativo in molteplici occasioni e per interagire non solo con i suoi conspecifici, ma anche con le persone e talora
anche con altri animali di specie diversa con cui coabita. 
Le fusa rappresentano quindi una modalità comunicativa particolarmente importante sia per il suo significato sociale che per i meccanismi che consentono di emetterle. Il gatto, infatti, non fa le fusa solo per comunicare il suo benessere psico-fisico o il suo affetto, ma anche per manifestare il suo disagio psico-fisico.


A cosa servono le fusa?

Il gatto fa le fusa non solo quando viene accarezzato, spazzolato, allattato e curato, ma anche in tutte le situazioni di stress, di paura, quando soffre e ha dolore. 
Inoltre, secondo alcuni studiosi, il gatto farebbe le fusa non solo per comunicare il suo stato emotivo a una persona o a un altro animale, ma anche per il proprio benessere e questo giustificherebbe il motivo per cui vengono prodotte anche quando è da solo e specialmente quando è malato e soffre. 

Si parla di “healing mechanism”: un processo di autostimolazione che consentirebbe al gatto di auto-curarsi. 
Le fusa avrebbero proprietà curative e questo giustificherebbe la velocità di guarigione del gatto. 
Il gatto emette suoni con una frequenza dalle 25 alle 150 vibrazioni in un solo secondo. 
Le vibrazioni di bassa frequenza potrebbero stimolare l’attività osteoclastica e la rigenerazione del tessuto osseo in soggetti con fratture ossee, assumendo così particolare importanza nel recupero post traumatico delle fratture. 
Il gatto, in questo modo, riuscirebbe a stimolare la propria attività cerebrale durante la giornata e l’effetto ottenuto potrebbe essere legato al fenomeno fisico della risonanza e alle onde elettriche prodotte dal cervello del gatto. Le fusa emesse con frequenza costante di circa 25 vibrazioni al secondo (25 Hz), stimolando e potenziando l’attività cerebrale - specialmente la corteccia cerebrale, sintonizzano il cervello nella produzione di onde beta. 
Queste ultime sembra abbiano un effetto calmante sul gatto e favoriscano la produzione di endorfine. 
Questo spiegherebbe il motivo per cui il gatto ha la necessità di fare le fusa
sul tavolo mentre lo visitiamo. 


Nelle specie selvatiche invece le fusa si limitano principalmente agli
scambi interattivi che avvengono tra la madre e il neonato che allatta e di cui si prende cura.


Con quale frequenza e in quale occasione il gatto fa le fusa?

Dato che le fusa rappresentano uno dei tanti metodi utilizzati dal gatto per comunicare con il suo proprietario, sarà compito del Medico Veterinario comportamentalista valutare se tra il gatto e il suo proprietario c’è una buona relazione. 
Spesso, infatti, il gatto utilizza le fusa per richiamare l’attenzione del proprietario, oppure in caso di ansia o in situazioni stressanti, come un trasloco. 
Una volta escluse, tramite la visita comportamentale, possibili cause organiche di alterazioni comportamentali, il Comportamentalista analizzerà tutti i comportamenti centrifughi, centripeti e misti, lo sviluppo comportamentale, l’interazione sociale interspecifica e intraspecifica, l’acquisizione degli autocontrolli e l’attività ludica, per stabilire a cosa
possa essere correlata la continua emissione di fusa da parte del soggetto. 
Sarebbe preferibile effettuare una visita a domicilio, così sarà più facile per il Medico Veterinario valutare altri segnali corporei quali movimenti e postura della coda, occhi ed orecchie per comprendere lo stato emotivo reale del soggetto. 
Assolutamente, importante, valutare anche l’ambiente in cui vive l’animale per vedere se c’è
un buon arricchimento ambientale, così da poter, nel caso, intervenire in caso di necessità.


        La Settimana Veterinaria N° 1078 - dicembre 2018


giovedì 4 ottobre 2018

TOXOPLASMOSI UMANA E ANIMALE


La toxoplasmosi è diffusa tra milioni di persone in ogni parte del mondo.
È provocata da un protozoo chiamato Toxoplasma gondii che può vivere solo all’interno di cellule.



La toxoplasmosi è asintomatica se contratta da soggetti immunocompetenti, ma può provocare gravi problemi come:
  • ·      Aborto
  • ·     Complicanze alla nascita
  • ·    Ritardo mentale, gravi problemi oculari (retinocorioidite), auricolari e altre anomalie in bambini infettati per via congenita,
  • ·     Gravi manifestazioni cliniche (encefalite) spesso fatali in soggetti immunocompromessi.
  • ·    Oltre a questo determina rilevanti perdite economiche in allevamenti di piccoli ruminanti e suini.

CICLO BIOLOGICO




Il ciclo del parassita Toxoplasma gondii è molto complesso e prevede 2 fasi.

1. FASE SESSUATA. Si svolge solo ed esclusivamente all’interno delle cellule dell’ospite definitivo rappresentato dal gatto domestico o da felidi selvatici. Essi sono definiti anche ospiti completi poiché, oltre agli stadi sessuali, albergano anche gli stadi asessuali (ciclo extra intestinale) del protozoo.

2. FASE ASESSUATA: detta anche EXTRAINTESTINALE. È una fase a carattere invasivo, che si svolge in diversi tessuti degli ospiti sia intermedi che definitivi. Gli ospiti intermedi sono circa 200 specie di mammiferi, uomo compreso, e 62 specie di uccelli sparsi in tutto il mondo.

RIPRODUZIONE ASESSUATA

Gli ospiti intermedi ingeriscono le forme infettanti del parassita che sono tre:

- tachizoiti
- bradizoiti
- sporozoiti

 Questi elementi infettanti oltrepassano la barriera intestinale dell’ospite intermedio e danno il via alla fase asessuata e moltiplicandosi nei vari tessuti corporei.

RIPRODUZIONE SESSUATA

Nei felini Toxoplasma gondii, oltre a riprodursi a livello extra intestinale in maniera asessuata, si riproduce per via sessuata a livello intestinale.
Con le feci il felino elimina nell’ambiente forme ancora immature del parassita dette oocisti.
Da notare il fatto che solo durante la prima infezione il gatto elimina le oocisti poiché successivamente acquisisce un’immunità specifica per questo parassita (anche se studi recenti hanno dimostrato che in particolari condizioni potrebbe avvenire una nuova infezione). Queste oocisti vengono eliminate per un breve periodo di tempo, circa 2 settimane, e per maturare hanno bisogno di ossigeno e temperature tra i 35 e i 4°C da 1 a 5 giorni. Le oocisti mature possono rimanere attive nel suolo per più di un anno.

L’oocisti matura viene poi ingerita da un ospite intermedio la cui risposta immunitaria porta alla formazione di cisti, contenenti bradizoiti, che si localizzano soprattutto a livello di muscolo scheletrico e tessuto nervoso.

COME SI TRASMETTE?

Le vie di trasmissione sono due:

1-    Ingestione di oocisti: ingestione di erba, mangimi e acqua contaminati, contatto con terra contaminata. Le cisti si vengono a trovare nei tessuti di animali da carne, soprattutto suini, pecore e capre, mentre è raro reperirle nelle carni di bovino. Oltre all’ingestione di carni crude o poco cotte, anche il maneggiamento di carni infette può essere pericoloso. Si è infatti notato un maggior numero di casi di infezione tra gli addetti alla macellazione degli animali.



2-    Trasmissione congenita: i tachizoiti non sono in grado di sopravvivere al di fuori dell’organismo dell’ospite e vengono distrutti dalle secrezioni gastriche. Per questo motivo sono i responsabili della trasmissione dalla madre al feto. Possono essere anche responsabili di trasmissione in caso di trapianto di organi o midollo osseo. I tachizoiti possono essere presenti anche nel latte e in particolari si sono rilevati casi di toxoplasmosi umana in seguito al consumo di latte di capra crudo. La pasteurizzazione del latte comunque garantisce l’eliminazione del parassita.





E NELL’UOMO COME SI PRESENTA LA TOXOPLASMOSI?

La trasmissione dell’infezione dalla madre al feto avviene solo se la madre viene a contatto con il parassita per la prima volta mentre è in gravidanza.
Per questo motivo è importante effettuare un controllo, prima di una eventuale gravidanza, per verificare se la futura madre sia già entrata in contatto con il parassita e quindi sia immune.

Si ricorda che il Servizio Sanitario Nazionale prevede l’esecuzione gratuita del test, su richiesta del medico curante, per le donne che hanno intenzione di intraprendere una gravidanza.

Per quanto riguarda il resto della popolazione, i soggetti immunocompetenti raramente manifestano una forma acuta data da linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi) e generalmente la patologia è autolimitante.
In pazienti immunocompromessi, affetti da AIDS o sottoposti a trapianto, invece, l toxoplasmosi acuta o riattivata può dare sintomatologia grave come encefaliti, miocarditi e polmoniti. È da notare che il 3-20% di pazienti affetti da AIDS muore in seguito a infezione da toxoplasmosi.



COSA FARE PER EVITARE DI CONTRARRE LA TOXOPLASMOSI?

  • ·         La carne andrebbe sempre consumata dopo adeguata cottura o dopo congelamento ad almeno -12°C. Da notare che la cottura a microonde non garantisce la totale eliminazione dei toxoplasmi.
  • ·         L’affumicatura, la salatura e l’essicamento, se correttamente eseguiti sono in grado di distruggere le cisti di toxoplasma, mentre per gli “insaccati” non c’è garanzia.
  • ·         Lavare accuratamente le mani con acqua e sapone dopo aver maneggiato carni crude e lavare accuratamente anche gli utensili usati per lavorare la carne cruda.
  • ·         Lavare accuratamente le verdure.
  • ·         La terra va maneggiata con i guanti durante le pratiche di giardinaggio e/o orticoltura.
  • ·         La lettiera del gatto deve essere pulita e disinfettata ogni giorno maneggiandola con i guanti in caso di gravidanza in corso.
  • ·         Evitare di somministrare carne cruda o poco cotta agli animali domestici.


SONO INCINTA, COME MI COMPORTO CON IL MIO GATTO?




Il prudente contatto con il gatto domestico, specialmente se vive soprattutto in casa e viene alimentato con alimenti commerciali, è dimostrato non essere assolutamente pericoloso.
Si ricorda che il gatto può eliminare toxoplasma solo una volta nella vita e che le oocisti contenute nelle feci devono maturare a temperature tra i 35 e i 4°C da 1 a 5 giorni e successivamente venire ingerite.
Ovviamente anche il contatto con tutti gli altri animali domestici, che fungono solo da ospiti intermedi del parassita, non rappresenta un pericolo. È stato dimostrato che nemmeno il contatto con il pelo del gatto infetto.

È UTILE SAPERE SE IL MIO GATTO È POSITIVO PER LA TOXOPLASMOSI?

Non esiste una correlazione tra la presenza di anticorpi specifici per Toxoplasma gondii nel gatto e l’escrezione di oocisti. Non ha quindi senso eseguire test sierologici nel gatto con lo scopo di avere sicurezza circa la possibilità dell’eliminazione di oocisti da parte dell’animale.

IN CONCLUSIONE

Siete future mamme o pensate di diventarlo? Siete futuri papà e siete preoccupati per la vostra compagna perché avete uno o più gatti che vivono con voi?
NON SFRATTATE I POVERI GATTI! NON NEGATE LORO LE COCCOLE QUOTIDIANE!
State tranquilli! È molto più facile contrarre la Toxoplasmosi maneggiando terra, mangiando verdure poco pulite o carni crude o poco cotte.
Per i vostri mici è sufficiente rispettare le normali norme igieniche.



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lunedì 24 settembre 2018

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venerdì 7 settembre 2018

ESAME DELLE URINE: un esame prezioso

Prima di tutto… cosa sono le urine?


Potrebbe sembrare una domanda banale ma così non è. Spesso l’importanza delle urine e del loro studio è sottovalutata.

L’urina è il prodotto finale del “lavoro” dei reni.
Il compito dei reni è importantissimo perché
  • filtrano il sangue liberandolo dai prodotti di scarto (metaboliti) dannosi per l’organismo.
  • Regolano l’equilibrio idrico ed elettrolitico nei liquidi corporei mediante integrazione tra processi di filtrazione, riassorbimento, secrezione ed escrezione a livello del nefrone (unità funzionale del rene)
  • Partecipano al mantenimento dell’equilibri acido-base e quindi al mantenimento del corretto pH del sangue
  • Partecipano alla regolazione del volume dei liquidi nel corpo riassorbendo o eliminando l’acqua
  • Svolgono importanti funzioni endocrine secernendo diversi importati ormoni
  • Partecipano al metabolismo dei carboidrati.

L’urina, quindi, permette di allontanare dall’organismo le scorie dannose provenienti dalle attività dei reni.

Il loro attento esame di conseguenza non solo permette di valutare la funzionalità dei reni e delle vie urinarie (ureteri, vescica e uretra), ma anche la presenza di patologie metaboliche, infettive, neoplastiche, immunomediate, ecc…

Come si svolge l’esame delle urine?
L’esame delle urine si compone di tre fasi:
  • 1.    Esame Fisico
  • 2.    Esame Chimico
  • 3.    Esame Microscopico

Esame Fisico



L’esame fisico delle urine comporta la valutazione di

Colore: Il colore normale delle urine è giallo paglierino più o meno intenso a seconda della loro concentrazione, dell’alimentazione, dell’assunzione di particolari farmaci. Colori diversi da quello normale possono indicare la presenza di una patologia.

Aspetto: il normale aspetto delle urine è limpido. In caso l’aspetto sia torbido è bene effettuare un accurato esame microscopico del sedimento urinario.

Odore: la percezione di particolari tipi di odore possono orientare il Medico Veterinario verso particolari diagnosi differenziali.

Peso Specifico: è un parametro molto importante. Quando il valore del peso specifico rientra in un range di normalità, che varia a seconda della specie animale, indica un’adeguata capacità dei reni di concentrare le urine.
Valori differenti possono indicare la presenza di diverse patologie come ad esempio: diabete, insufficienza renale, infezioni, patologie metaboliche ecc…


Esame Chimico



L’esame chimico viene svolto attraverso l’utilizzo di strisce reattive che permettono di valutare la presenza nelle urine di
  • Glucosio
  • Bilirubina
  • Chetoni
  • Sangue
  • Urobilinogeno
  • pH
  • Nitrati
  • Leucociti
  • Proteine

Tutti questi parametri se attentamente valutati e associate a un’accurata visita clinica e ulteriori indagini diagnostiche possono portare alla diagnosi di numerose patologie.

Esame Microscopico




Questo parte dell’esame consiste nel centrifugare le urine ed esaminare la parte che rimane sul fondo della provetta: il SEDIMENTO.
E’ un esame che va SEMPRE fatto, anche nel caso in cui l’esame chimico e quello fisico risultino normali.
Permette di individuare la presenza di - sangue
                                                             - globuli bianchi
                                                             - cristalli
                                                             - cilindri
                                                             - cellule
                                                             - batteri
                                                             - parassiti, ecc…


Un’attenzione particolare alla PROTEINURIA

Che cosa si intende per Proteinuria?

Proteinuria significa presenza di proteine nelle urine.
Normalmente le proteine presenti nel sangue non sono in grado di passare il filtro dei reni, di conseguenza sono presenti nelle urine solo in piccolissima quantità (tracce).
In varie condizioni patologiche l'apparato di filtrazione del rene non è più in grado di trattenerle, consentendone la perdita nelle urine. 
Qualche volta i pazienti con proteinuria presentano sintomi evidenti, ma il più delle volte non presentano sintomi.
La misurazione della proteinuria con le comuni strisce reagenti non è molto attentibile in quanto può essere influenzata dalla maggiore o minore concentrazione delle urine (urine più diluite possono mascherare un’importante proteinuria, urine più concentrate possono evidenziare una grave proteinuria non realmente esistente) e dal loro colore.
Un metodo molto più preciso è la misurazione del rapporto PU/CU (proteine urinarie/creatinina urinaria).

Cos’è la creatinina urinaria?
La creatinina è il prodotto finale del metabolismo della creatina (principale fonte di energia per i muscoli), viene riversata nel circolo ematico e viene filtrata dal rene. Se però il rene non funziona correttamente, non riesce ad eliminare la creatinina in maniera appropriata. Per questo motivo la creatinina viene utilizzata per valutare la capacità dei reni di filtrare il sangue.

Per questo motivo misurare il rapporto tra le proteine e la creatinina che vengono espulse con le urine, permette di avere un dato molto più preciso del livello di proteinuria.

Alcuni limiti delle strisce reattive per l’esame delle urine.


Purtroppo le strisce reattive per l’esame delle urine, sebbene siano molto comode, presentano dei limiti.

Il metodo che utilizzano queste strisce è un metodo “colorimetrico” (a ogni colore corrisponde un risultato). 
La lettura del colore assunto dalle strisce però può essere influenzato dall’illuminazione ambientale, dall’interpretazione visiva del Medico e anche dal tempo d’attesa prima della lettura dei risultati che può essere differente per ogni parametro.
In aggiunta a tutto questo le strisce reagenti non sono in grado da sole di calcolare il rapporto PU/CU.

Per ovviare a questi problemi per un esame che è ormai ampiamente dimostrato, essere molto importante, nel nostro ambulatorio si è deciso di investire su un’apparecchiatura diagnostica in grado non solo di esaminare le strisce reattive eliminando le interferenze e standardizzando i risultati; ma anche di calcolare il rapporto PU/CU.



IL CONSIGLIO DEL MEDICO VETERINARIO

Come spiegato sopra l’esame delle urine è un’indagine diagnostica molto importante. 
Non è una procedura dolorosa e al tempo stesso può fornirci numerose preziose informazioni riguardanti la salute dei nostri amici a quattro zampe.

Proprio per questo un esame delle urine andrebbe effettuato non solo in caso si notino anomalie nel colore delle urine o nella frequenza con cui vengono emesse, ma anche come normale controllo soprattutto in animali non più giovani.



martedì 1 maggio 2018

FILARIA: Cos'è? Cosa fa? Come si Previene?


La filariosi cardiopolmonare, o filaria, è una patologia parassitaria trasmessa da un vettore (in questo caso la zanzara) che, tramite la puntura, prima si infetta e poi inocula il parassita ad un animale sano.
L’ospite naturale di D. immitis è il cane, ma l’infestazione può interessare altre trenta specie di mammiferi selvatici e domestici tra cui il gatto e si diffonde con l'arrivo dei primi caldi primaverili/estivi (da aprile a ottobre), cioè dal momento in cui compare la zanzara.
Numerose specie di zanzare sono in grado di trasmettere l’infestazione, tra cui Aedes albopictus, la cosiddetta “zanzara tigre” che si differenzia dalle altre specie per l’abitudine ad effettuare il pasto di sangue nelle ore diurne.




La malattia può essere causata da due parassiti della stessa famiglia che sono:
  • Dirofilaria immitis (forma cardiopolmonare);
  • Dirofilaria repens (forma cutanea).

Questi due parassiti hanno forme molto simili, sono dei vermi piccoli, tondi, bianchi che possono raggiungere anche i 30 cm di lunghezza.




La filaria è attualmente più diffusa nel nord Italia, soprattutto nelle regioni della Pianura Padana, infatti in questi luoghi l'innumerevole presenza di foci d'acqua sono un abitato ideale per la riproduzione della zanzara con conseguente aumento di trasmissione della patologia. Purtroppo però la diffusione della malattia sembra essere sempre più alta colpendo anche regioni come la Toscana, la Sardegna, la Campania, la Sicilia e altre.




Dal momento del contagio la filariosi può rimanere silente per diversi mesi, in quanto per manifestare i sintomi, il parassita ha bisogno di crescere.

TRASMISSIONE

Come abbiamo già detto in precedenza il parassita della filaria, si trasmette tramite la puntura di zanzara. Praticamente avviene questo:
  1. La zanzara fa il suo pasto di sangue su un soggetto malato, ingerendo così le microfilarie;
  2. Al suo interno le larve maturano raggiungendo i successivi stadi larvali;
  3. A questo punto la zanzara attraverso la saliva, trasmette il parassita ad un soggetto sano;
  4. Le larve, una volta all'interno dell'animale, maturano ancora raggiungendo la forma adulta (in circa 3-4 mesi) e si localizzano nel cuore e nelle arterie polmonari;
  5. Queste forme adulte possono riprodursi rilasciando microfilarie nel circolo sanguineo che infesteranno nuovamente la zanzara ed il ciclo ricomincerà.


SINTOMI

La filariosi nel cane ha un decorso molto lento, infatti possono passare diversi mesi dal momento dell'inoculazione del parassita alla comparsa dei primi sintomi. Questi comprendono:
  • Prurito;
  • Noduli sottocutanei;
  • Stanchezza e apatia;
  • Anemia;
  • Tosse;
  • Inappetenza;
  • Difficoltà respiratoria.

I sintomi della filariosi nel cane sono causati dalla formazione di questi grandi vermi all'interno del cuore e dell’arteria polmonare con alterazione del sistema cardiocircolatorio.



Il Gatto è ospite suscettibile ma non ideale per D. immitis, che raramente in questa specie arriva a riproduzione (la microfilariemia è perlopiù assente o transitoria e con un’aspettativa di vita più breve (2-3 anni) rispetto al cane (5-6 anni)).
Il basso numero di larve infestanti che giunge a maturazione, le caratteristiche comportamentali del gatto che lo rendono meno esposto all'azione dell’ospite intermedio e la diversa associazione tra ditteri vettori e questa specie animale, fanno sì che le infestioni naturali siano sostenute da un basso numero di parassiti (mediamente da 1 a 6).

Nonostante queste premesse l’importanza clinica della filariosi cardiopolmonare in questa specie è notevole poiché, in relazione alle sue ridotte dimensioni corporee, anche un’infestione sostenuta da pochi parassiti è da considerarsi grave in termini di rapporto tra la biomassa del parassita e quella dell’ospite, in grado di mettere a rischio la sopravvivenza del soggetto: i piccoli volumi delle camere cardiache destre e del circolo arterioso polmonare ed il loro ridotto circolo collaterale nel gatto fanno sì che anche pochi parassiti possano creare improvvisi e gravi scompensi cardiopolmonari che possono portare a morte il soggetto infestato prima di poter intervenire con una adeguata terapia.
Questa patologia ha un andamento degenerativo cronico, si passa infatti da una forma subclinica/asintomatica fino ad arrivare, nelle situazioni più avanzate, a forme gravi e se non diagnosticata in tempo anche a morte dell'animale.
Il decorso clinico della malattia nel gatto presenta notevoli differenze rispetto al cane.
La diversa reattività individuale dell’ospite parassitato si traduce dal punto di vista sintomatologico in quadri clinici polimorfi, ambigui, non facilmente identificabili né tanto meno assimilabili a quelli di comune riscontro nella specie canina.
Pur considerando le difficoltà di schematizzazione di una patologia così complessa come la filariosi cardiopolmonare, si possono riscontrare soggetti totalmente asintomatici, o scarsamente sintomatici, accanto a sintomatologie di tipo acuto o iperacuto e sintomatologie croniche.

DIAGNOSI

 

Solitamente i sintomi, associati ad esame rapido e ad eventuale citologia del sangue (goccia spessa), sono patognomonici della patologia. Vengono comunque richiesti anche esami del sangue di base, una radiografia del torace e un’ecocardiografia per valutare lo stadio della patologia ed iniziare una corretta terapia.

TERAPIA

Se presa in tempo la malattia oggi può essere curata, anche se la terapia è lunga e complessa, soprattutto se il parassita ha già colonizzato il cuore e l’arteria polmonare.
La scelta della terapia viene fatta dal Medico Veterinario in base alle condizioni cliniche del paziente, alla gravità dell’infestazione e valutando i rischi/benefici di ogni approccio terapeutico. Talvolta è necessario ricorrere anche alla chirurgia per rimuovere le filarie adulte dalle camere cardiache e dall'arteria polmonare.

PREVENZIONE 

 

Tramite degli specifici farmaci, da somministrare mensilmente durante il periodo estivo (da aprile a novembre), riusciamo ad eliminare il parassita prima che questo possa far danni nell'animale infestato. In Italia sono presenti farmaci a base di milbemicina ossima, moxidectina, selamectina, ed ivermectina. Grazie anche a questi sistemi siamo riusciti a rallentare la diffusione della filariosi.
Non esiste attualmente un vaccino contro la filaria, ma può essere somministrato in iniezione un farmaco che ha efficacia per tutto il periodo estivo.
È da notare il fatto che negli anni la durata della “stagione della filaria” ha teso ad allungarsi sempre più.

Fortunatamente esiste un efficace sistema di prevenzione che potete adottare senza problemi, quindi ricordatevi sempre di contattare il vostro Medico Veterinario ad inizio primavera che vi spiegherà cosa dovete fare per evitare che il vostro animale contragga questa grave infestazione.


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