Per fusa si
intende una vibrazione profonda emessa dal gatto per manifestare un’emozione
intensa.
È un suono
gutturale doppio, risultato sia dall’inspirazione che dall’espirazione.
Si
tratta di un mezzo comunicativo
che ha un ruolo saliente per la vita del gatto.
Il gatto comincia a fare le fusa
a partire dal secondo
giorno dalla nascita e continuerà per tutta la vita.
Tramite queste vibrazioni
avviene in pratica un interscambio in codice
tra il gattino e la madre che lo sta allattando e se ne sta prendendo cura.
Quando un gatto fa le fusa?
Il gattino fa
le fusa per comunicare alla madre il suo benessere psico-fisico, la madre
invece per trasmettergli
sicurezza e tranquillità.
Crescendo, il gatto utilizzerà questo mezzo
comunicativo in molteplici
occasioni e per interagire non solo con i suoi conspecifici, ma anche con le
persone e talora
anche con
altri animali di specie diversa con cui coabita.
Le fusa rappresentano quindi
una modalità comunicativa
particolarmente importante sia per il suo significato sociale che per i
meccanismi che consentono
di emetterle. Il gatto, infatti, non fa le fusa solo per comunicare il suo
benessere psico-fisico o il suo affetto, ma
anche per manifestare il suo disagio psico-fisico.
A cosa servono le fusa?
Il gatto fa le fusa
non solo quando viene accarezzato, spazzolato, allattato e curato, ma anche in
tutte le situazioni
di stress, di paura, quando soffre e ha dolore.
Inoltre, secondo alcuni
studiosi, il gatto farebbe le
fusa non solo per comunicare il suo stato emotivo a una persona o a un altro
animale, ma anche per il
proprio benessere e questo giustificherebbe il motivo per cui vengono prodotte
anche quando è da
solo e specialmente quando è malato e soffre.
Si parla di “healing mechanism”:
un processo di
autostimolazione che consentirebbe al gatto di auto-curarsi.
Le fusa avrebbero
proprietà curative e
questo giustificherebbe la velocità di guarigione del gatto.
Il gatto emette
suoni con una frequenza
dalle 25 alle 150 vibrazioni in un solo secondo.
Le vibrazioni di bassa
frequenza potrebbero stimolare
l’attività osteoclastica e la rigenerazione del tessuto osseo in soggetti con
fratture ossee, assumendo
così particolare importanza nel recupero post traumatico delle fratture.
Il
gatto, in questo modo,
riuscirebbe a stimolare la propria attività cerebrale durante la giornata e
l’effetto ottenuto potrebbe
essere legato al fenomeno fisico della risonanza e alle onde elettriche
prodotte dal cervello del gatto.
Le fusa emesse con frequenza costante di circa 25 vibrazioni al secondo (25
Hz), stimolando e
potenziando l’attività cerebrale - specialmente la corteccia cerebrale,
sintonizzano il cervello nella produzione
di onde beta.
Queste ultime sembra abbiano un effetto calmante sul gatto e favoriscano
la produzione
di endorfine.
Questo spiegherebbe il motivo per cui il gatto ha la necessità di
fare le fusa
sul tavolo
mentre lo visitiamo.
Nelle specie selvatiche invece le fusa si limitano
principalmente agli
scambi
interattivi che avvengono tra la madre e il neonato che allatta e di cui si
prende cura.
Con quale
frequenza e in quale occasione il gatto fa le fusa?
Dato che le fusa
rappresentano uno dei tanti metodi
utilizzati dal gatto per comunicare con il suo proprietario, sarà compito del Medico Veterinario comportamentalista
valutare se tra il gatto e il suo proprietario c’è una buona relazione.
Spesso,
infatti, il gatto
utilizza le fusa per richiamare l’attenzione del proprietario, oppure in caso
di ansia o in situazioni stressanti,
come un trasloco.
Una volta escluse, tramite la visita comportamentale,
possibili cause organiche di
alterazioni comportamentali, il Comportamentalista analizzerà tutti i comportamenti
centrifughi, centripeti e misti, lo sviluppo comportamentale, l’interazione
sociale interspecifica
e intraspecifica, l’acquisizione degli autocontrolli e l’attività ludica, per
stabilire a cosa
possa essere
correlata la continua emissione di fusa da parte del soggetto.
Sarebbe
preferibile effettuare una visita a
domicilio, così sarà più facile per il Medico Veterinario valutare altri segnali
corporei quali movimenti e
postura della coda, occhi ed orecchie per comprendere lo stato emotivo reale del soggetto.
Assolutamente, importante, valutare anche l’ambiente in cui vive l’animale per
vedere se c’è
un buon
arricchimento ambientale, così da poter, nel caso, intervenire in caso di necessità.
Fonti: Ambulatorio Veterinario Dott.ssa Manuela Costa
Facebook Ambulatorio Veterinario Dott.ssa Manuela Costa
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La
Settimana Veterinaria N° 1078 - dicembre 2018
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